Da quasi 37 anni, si cerca la VERITÀ sulla scomparsa della povera Emanuela Orlandi, una ragazzina di 15 anni cittadina vaticana inghiottita nel nulla nel lontano giugno 1983 poco dopo l’uscita dalla scuola di musica situata in piazza Sant’Apollinare in Roma.
In questi lunghi anni, molte piste sono state seguite e poi abbandonate e tantissimi sono stati i depistaggi. Una VERITÀ che scotta, che non vuole uscire. Protetta da chissà chi. Si è parlato di stato, mafia, chiesa, della malavita romana come la banda della magliana, preti pedofili, molestatori. Tutti presunti colpevoli, ma non si è mai arrivati al vero responsabile. Una VERITÀ più volte vicina a detta del fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, colui che più di tutti si sta battendo per risolvere questo caso, insieme all’aiuto del legale di famiglia l’avvocato Laura Sgrò. Pietro non ha mai perso la speranza di poter scoprire che fine abbia fatto Emanuela. Una VERITÀ richiesta più volte al Vaticano. Già proprio il Vaticano, la casa di Emanuela. Il posto che dovrebbe essere il più sicuro al mondo ma che in questa vicenda è al centro del rebus. In molti sono convinti che all’interno delle mura leonine più di qualcuno conosca i tasselli per risolvere questo oscuro mistero, ma nessuno ha il coraggio di parlare. Pietro negli ultimi mesi ha presentato numerose istanze presso il tribunale Vaticano per avere risposte sugli accertamenti fatti nel cimitero teutonico (complice anche la mancanza di informazioni sulle migliaia di ossa, molte delle quali antiche, ritrovate in una botola nel cimitero) e avere risposte sulle dichiarazioni dell’ex Nunzio Viganò (sulla chiamata dei rapitori al Vaticano la sera stessa della scomparsa di Emanuela) ma anche per riuscire ad ottenere le autorizzazioni per poter parlare con dei Cardinali, coloro i quali possono essere a conoscenza di molte informazioni relative alla scomparsa di Emanuela. Dopo mesi di silenzi e nessuna spiegazione, il 30 aprile di questo anno è arrivata una risposta dalla Santa Sede con il Giudice Unico dello Stato del Vaticano che ha comunicato l’archiviazione del caso teutonico: “Quelle ossa hanno più di 100 anni”. Il provvedimento comunque lascia alla famiglia Orlandi la possibilità di procedere privatamente ad eventuali ulteriori accertamenti sui frammenti di ossa già repertati, conservati e custoditi presso la Gendarmeria.
La nuova archiviazione sicuramente non fa altro che alimentare il dolore e la paura per Pietro e la sua famiglia di non riuscire a capire cosa sia realmente successo ad Emanuela, una adolescente che stava diventando grande. C’è da dire che, le tv ed i giornali, già da qualche anno hanno ricominciato a parlare con intensità di Emanuela per via delle ossa ritrovate presso la Nunziatura Apostolica nel 2018 (poi rivelatesi ossa antiche di diversi secoli) e per il recente caso del già citato cimitero teutonico all’interno del Vaticano. Le parole di Pietro dopo la notizia dell’archiviazione comunque sono chiare: “Non finisce qui”. Perplessità anche da parte dell’avvocato Sgrò sugli accertamenti fatti sulle ossa del teutonico la scorsa estate. “Accertamenti durati poco più di due giorni ed eseguiti solo visivamente. I test genetici e con carbonio 14 non sono stati eseguiti.” Poi ancora sulla possibilità di procedere ad accertamenti privati il legale è chiaro: “Non solo si chiede di farsi carico di analisi così onerose, ma dovremmo anche recuperare i frammenti in questo periodo in cui, per l’emergenza Covid, non ci si può spostare”. Forti dubbi anche sui continui silenzi della Santa Sede alle altre richieste della famiglia Orlandi: “Non siamo soddisfatti e restiamo perplessi sul dichiarato spirito di collaborazione della Santa Sede”.
Noi ragazzi del sito “al centro della notizia”, continueremo a seguire questa vicenda e a scriverci su, perché è doveroso arrivare a capo di questa vicenda. Ogni essere umano merita giustizia, specialmente una ragazzina di soli 15 anni. Siamo convinti quindi che alla fine la VERITÀ, in qualche modo, buona o brutta che sia uscirà fuori.