Il 16 gennaio 2017, Marco Cestaro, 17 anni, di Fontane di Villorba (Treviso), fu trovato agonizzante vicino alla stazione di Lancenigo, lungo i binari della Treviso-Udine dopo essere stato travolto da un treno. Perse la vita tre giorni dopo.
Si pensò da subito ad un suicidio, anche perché Marco non stava vivendo un bel periodo, qualche mese prima infatti, lungo la stessa tratta di linea ferroviaria, il padre si era tolto la vita. Per la procura purtroppo, questa storia è vicina all’archiviazione. La decisione sarà presa il prossimo anno a causa dell’emergenza coronavirus. La famiglia assistita dagli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza ha però chiesto al Giudice di rigettare la tesi del suicidio e di disporre altre indagini.
Infatti sono molti i rebus da risolvere.
C’è una testimone, una studentessa che alcuni mesi dopo la morte di Marco avrebbe ricevuto una confidenza da un compagno di banco che disegnava strani simboli religiosi al rovescio, scriveva ripetitivamente 666 e un giorno le disse di aver incontrato ad un rave un tizio che affermava di aver fatto del male ad un certo Marco.
Un insegnante di Marco ha dichiarato che egli il giorno prima della tragedia gli parlò di satanismo: “Era spaventato, mi chiese se conoscevo qualcosa sul satanismo e mi rivelò che a luglio aveva partecipato ad un rave party in cui era convinto che tutti i ragazzi presenti invocassero il demonio. Temeva che quel rito lo avesse coinvolto nel satanismo e che potesse procurare del male alla sua famiglia”.
Chat di gruppo. Dieci giorni dopo la morte di Marco, la madre, Anna Cattarin, attraverso la scheda telefonica del figlio scopre che Marco era iscritto ad una chat di gruppo dove molte conversazioni erano cancellate, ma non tutte. Come quella del 7 gennaio. Due amici parlavano sulla chat. Il primo dice: “Aspetta ma devo farlo io?”, l’altro risponde: “La morte”. Il primo continua: “Quindi io.” “Noi” la risposta. Il primo: “Due insieme va bene El Nazareno”. Il 12 gennaio un altro ragazzo scrive: “E poi vorrei essere l’addetto alla crocifissione di Gesù”.
Il giorno prima della tragedia, inoltre, arrivò un pacco a casa di Marco che conteneva dello stupefacente. Era per Marco? O per altri ragazzi? La madre comunque sequestrò quel pacco, motivo di un litigio tra i due. Quello che è certo è che dalle analisi tossicologiche risulta che Marco non aveva assunto nessun tipo di droghe.
L’autopsia ha attribuito la causa della morte per edema e ischemia cerebrale subaracnoidea in politrauma, ma non si è mai escluso del tutto il possibile omicidio. La madre, per via di tutti questi misteri è convinta che il figlio sia stato torturato, ridotto in fin di vita dal branco e poi portato lungo i binari per inscenare il suicidio. Dalla sua parte anche diverse consulenze medico legali che parlano di lesioni da attribuirsi alla feroce aggressione di un branco, sigarette spente sul petto, gambe spezzate con una possibile accetta ed il colpo mortale con un mezzo tagliente sul lato destro del collo. “Mio figlio ha perso tre litri di sangue ma sui binari non ce n’era traccia, come mai?” “Voglio giustizia per mio figlio”.
Come è morto veramente Marco? Troppi misteri a cui la procura dovrà rispondere.