Roma, 7 maggio 1983. La normalità e l’armonia della famiglia Gregori che gestisce un piccolo bar nei pressi della stazione termini viene sconvolta per sempre. Mirella Gregori, una ragazzina di 15 anni, infatti, scompare nel nulla.
Nel primo pomeriggio di quel giorno, un sabato primaverile, il citofono di casa Gregori suona. È proprio Mirella a rispondere e dopo qualche domanda con l’interlocutore dice alla mamma che è un suo amico delle medie, un certo Alessandro che vuole parlare con lei, così esce di casa dicendo che sarebbe rientrata poco dopo.
Mirella non farà più ritorno a casa.
Sono state tante le piste seguite in questi lunghi anni. Questa vicenda nel corso del tempo è stata anche fortemente legata alla scomparsa di un’altra ragazza, quella di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, scomparsa a Roma sempre nel 1983, un mese e mezzo dopo Mirella. Un intreccio che ha coinvolto Papa Wojtyla, Sandro Pertini i servizi segreti e l’attentatore del papa Alì Agca, ma in entrambi i casi purtroppo non si è mai giunti alla verità.
Riguardo la vicenda Gregori abbiamo intervistato Mauro Valentini, giornalista romano che scrive di nera e che collabora con diverse testate nazionali, inoltre è spesso ospite di numerosi programmi di approfondimento radiofonici come opinionista, ma è soprattutto autore del libro: “Mirella Gregori cronaca di una scomparsa”.

Signor Valentini, lei ha scritto un libro sulla scomparsa di Mirella Gregori, un libro ben fatto e con molti dettagli su questa vicenda. Secondo il suo personale parere la scomparsa di Mirella a cosa è legata?
Io credo che Mirella sia scomparsa a seguito di un incontro con qualcuno che lei conosceva, di cui si fidava e che forse per premeditazione, forse per un gioco finito male ha causato l’irreparabile. Purtroppo non essendo partite le ricerche con veemenza nelle prime ore e nei primi giorni chi le ha fatto del male ha avuto il vantaggio e la fortuna dalla sua parte per far poi perdere le tracce e le prove.
Nel suo libro parla di un agente segreto che nel periodo successivo alla scomparsa di Mirella viene incaricato di seguire i movimenti nel bar di famiglia di Sonia, amica del cuore di Mirella, che si trova proprio sotto casa dei Gregori. Dopo svariati sforzi, questo agente segreto riuscì ad ottenere qualcosa di importante. Infatti un giorno sentì parlare proprio Sonia al telefono del bar con una sua amica. Forse una commessa di un negozio limitrofo. Venivano udite le seguenti parole: “Certo…lui ci conosceva, contrariamente a noi che non lo conoscevamo…quindi poteva fare quello che voleva…come ha preso Mirella poteva prendere anche me visto che andavamo insieme…Dicono tanto di Emanuela Orlandi ma…hai visto come sono ridotti il padre e la madre di Mirella?”
Con quale amica parlava Sonia? Era presente anche un cameriere quel giorno! È stato ascoltato? Perché non sono state ricostruite tutte le amicizie anche di Sonia in modo da poter risalire per certo anche a questa ragazza? (Intercettazione di una fonte dei servizi segreti – riportato nell’articolo di Cronaca&dossier.it dal giornalista Tommaso Nelli il 21 settembre 2016)

No, non è stato ascoltato nessuno. Si è interrogato più volte e in più procedimenti Sonia, ma evidentemente ha convinto gli inquirenti della sua estraneità se è stata per due volte prosciolta dall’accusa di reticenza. Certo, rimane quella frase rubata dal nostro agente, una frase che lascia qualche dubbio, ma perché mai Sonia dovrebbe ancora nascondere qualcosa? Forse quell’episodio racconta altro: un clima di diffuso pericolo in quel quadrante di Roma, magari per la presenza di qualcuno attiguo alla criminalità?
Secondo lei era Alessandro al citofono? È coinvolto nel caso o Mirella quel giorno mentì per uscire di casa con un’altra persona? Sonia è stata l’ultima persona ad aver visto Mirella e ha sempre dichiarato che Mirella disse di andare a Villa Torlonia con amici. Era vero?
Io credo fermamente che Mirella dicesse il vero. Non si spiegherebbe il suo indugiare, sia al citofono che poi con la mamma, sorpresa da quella citofonata e da quel nome: Alessandro. Io credo che sotto casa, al citofono sia stato fatto quel nome. Era lui? Era quell’Alessandro? Era un altro Alessandro? Era qualcuno che sapeva di poter usare quel nome per convincere Mirella a scendere? Certo è che in ogni caso questo nome è centrale, nodale. Il mistero è tutto lì, in quel nome.
In questa vicenda è stato tirato in ballo anche l’ex funzionario della vigilanza vaticana Raoul Bonarelli, riconosciuto dalla mamma di Mirella come colui che spesso si intratteneva a parlare con Mirella davanti al bar dei Gregori. (Successivamente la madre, dopo un confronto ritratterà la sua versione, non era lui. Per paura?) Fatto sta che comunque in una intercettazione telefonica con la moglie Bonarelli esprime il suo parere sul caso. Egli racconta che in quel periodo c’erano tre, quattro persone di cui lui sospetta, che collaboravano con un prete di una chiesa. Chi erano queste persone e di quale chiesa si parla? È un mistero. Perché non si è indagato concretamente su questa pista?
La domanda è sempre la stessa: perché non si è indagato? Declinata in ogni situazione che riguarda Mirella. Bonarelli probabilmente non c’entra nulla con il sequestro di Mirella, non possiamo escluderlo, ma neanche certo nutrire sospetti. Lui era conosciuto in zona, abitava a pochi metri da casa Gregori e dal bar del papà di Sonia. Credo che avrebbe meritato un supplemento di indagine le sue parole al telefono con la moglie, perché lui indica appunto qualche “praticone” li chiama così i collaboratori del prete. Egli si riferisce certamente alla Chiesa di San Giuseppe a via Nomentana. Parrocchia frequentata saltuariamente da Mirella e da dove si sarebbe potuto partire per una indagine certamente. A Roma i praticoni sono i collaboratori, catechisti, diaconi… Controllare se tra quei personaggi che ruotavano in quell’ambito nel 1983 ci potesse esser qualcuno con qualche precedente ecco, avrebbe potuto essere un’altra pista. Un’altra occasione perduta.
È da escludere completamente una relazione di questa sparizione con il caso Orlandi?
Io credo di sì. Ma Maria Antonietta Gregori per esempio, su questo punto ha dei dubbi e io tendo ad ascoltarla con molta attenzione, perché le sensazioni di una sorella sono infinitamente più sensibili di uno scrittore, seppur molto coinvolto emotivamente nella triste vicenda. Io dico che non ci sono legami essenzialmente, perché quel legame lo inventa di sana pianta il fantomatico Fronte Turkesh, sigla anch’essa inventata e che per qualche settimana monopolizza l’attenzione dei media e degli inquirenti. E poi perché ritengo del tutto assurdo che una organizzazione di rapitori prenda una ragazza il 7 maggio e poi si metta in silenzio senza rivendicare, chiedere, accreditarsi in nulla per tre mesi., Emanuela Orlandi quando scompare ha inizio immediatamente un diluvio di telefonate, rivendicazioni e richieste. Ecco, quella mi sembra una triste vicenda di ricatto contro qualcuno, il Papa probabilmente. Ma Mirella come si lega al tutto?
Cosa ci vuol raccontare sulle piste Alì Agca, attentatore di Papa Giovanni Paolo II e del coinvolgimento dell’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini in questa storia? Da non dimenticare la chiamata dei “presunti” rapitori fatta al bar dei Gregori, dove elencarono i vestiti indossati da Mirella il giorno della scomparsa, se pur con qualche piccolo errore.

Ecco, quella telefonata è davvero il punto più sconvolgente di questa vicenda. Ma io faccio notare che quella telefonata non ebbe nessun seguito. Chi telefona per chiedere poi l’intervento di Pertini e per rivendicare un ruolo nel sequestro, non ne farà mai cenno. Non useranno mai quella informazione per accreditarsi come rapitori. Sembra una telefonata ordita da qualcuno che qualcosa sa eccome. Ma come la possiamo legare al resto, se nessuno, primo tra tutti l’Amerikano, ne farà mai più cenno?
Rispondo anche su Agca e su Pertini: Agca si presenta da solo per credibilità e la sua storia è così assurda che… insomma si è autodefinito Gesù durante il processo, ha detto di conoscere cose del rapimento di Emanuela quando lui era in carcere da anni… Insomma, basta credo a inquadrare il personaggio. Pertini non ha nessun ruolo. Lancia due piccoli appelli per Mirella e Emanuela ma sa benissimo che chi vuole il suo intervento non ha le ragazze con se. Sono certo che lo sapesse.
Un’ultima domanda. Lei conosce Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella. L’ha sentita ultimamente? Continuerà la sua battaglia per scoprire la verità?
Io e Maria Antonietta siamo consiglieri di Penelope Lazio Onlus, lei è vicepresidente, io sono addetto stampa dell’associazione. Il nostro contatto è quasi quotidiano e mi lega a lei una profonda amicizia. Mi sento ormai uno di famiglia, e anche io attendo la soluzione con lei, per dare pace e sepoltura alla povera Mirella. Vittima di qualche delinquente che probabilmente viveva a pochi metri da casa Gregori e che per miopia investigative e per fortuna l’ha fatta franca. Io e Maria Antonietta abbiamo nell’ultimo anno fatto più di 30 incontri con il pubblico, parlando del mio libro e della sorte di Mirella. Siamo vicini e Maria Antonietta non è sola in questa sua ricerca della verità e aggiungo della dignità per Mirella. Insieme ai suoi figli e al marito ci sono ora anche io. Vogliamo sapere. E chi ha visto qualcosa all’epoca, adolescente nel 1983, ora magari ha figli e nipoti. E potrebbe anche in forma anonima scrivere, dare indicazioni per trovare il corpo di Mirella. Che merita di esser ricordata con un fiore. E non solo con un libro.
