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Dieta chetogenica, cosa è e come funziona

Oggi, in questa nuova pillola di salute e benessere, voglio parlare di diete ed in particolare di un regime dietetico molto in voga in questo periodo, se ne parla non solo per la semplice perdita di peso, ma anche per sportivi e per determinati scopi terapeutici, sto parlando della famosa dieta chetogenica.

La dieta chetogenica è una tipologia di alimentazione basata su una drastica riduzione dei carboidrati. Quest’ultima è così chiamata perché induce alla formazione dei corpi chetonici, delle sostanze acide, come l’acetone e l’acido acetacetico.

Esistono diversi tipi di diete chetogene, differenziate in: Chetogeniche iperlipidiche e iperproteiche (come la dieta Atkins); Chetogene iperlipidiche e normo-ipoproteiche (come la dieta Atkins modificata per il trattamento dell’epilessia farmacoresistente); Chetogeniche ipolipidiche e normoproteiche (come la VLCKD, utilizzata per il trattamento dell’obesità). Ma ovviamente oggi scopriamo solo alcuni punti chiave, gli approfondimenti lasciamoli ai professionisti.

Quello che si deve sapere, in linea generale è che le cellule si servono degli zuccheri come fonte di energia. Tuttavia, quando si verifica una condizione di scarsità di tali nutrienti, l’organismo è obbligato ad usare i grassi di deposito per cui si avvia una condizione denominata “chetosi”.

In questo caso, l’organismo compensa la mancanza dei carboidrati aumentando la produzione di corpi chetonici che hanno il compito di fornire energia al sistema nervoso centrale, contribuendo anche alla comparsa del senso di sazietà.

Affinché lo stato di chetosi possa essere indotto, è necessario che gli apporti di carboidrati siano inferiori ad una quantità che oscilla tra i 20 ed i 50 grammi giornalieri. 

Il principio di base per la dieta chetogenica è dunque quello di eliminare dall’alimentazione i glucidi (carboidrati e zuccheri), aumentando le quantità di proteine e di grassi. Per farlo occorre effettuare una selezione degli alimenti che possono essere liberamente consumati e di quelli di cui si deve limitare o escludere il consumo.

É opportuno evitare tutti quei cibi che possono includere zuccheri nascosti come i succhi di frutta, i quali contengono il 90% di zuccheri aggiunti e solo il 10% di polpa. Attenzione anche agli zuccheri contenuti in caramelle, gomme da masticare, farmaci, integratori, salse ed aceto balsamico. 

Altri cibi da escludere o limitare nella dieta chetogena sono tutti i legumi e le carote cotte (le quali possono essere ingerite solo in piccole quantità, se crude), banane, ananas, mele, cachi, mango, cereali, patate e i loro derivati.

É consentito il consumo libero di tutte le verdure a foglia. Sì ad insalata, broccoli, zucchine, spinaci, cardi, cavolfiori, finocchi, fiori di zucca, radicchio, sedano, peperoni verdi, ravanelli, cime di rapa, coste. Sì a tutte le proteine di origine animale come carne, uova e pesce.

Pomodori, zucca, carciofi, fagiolini, melanzane, peperoni rossi e gialli, asparagi, porri e cipolle possono essere consumati ma con la dovuta moderazione. Sì a frutta secca, da consumare però in piccole quantità. La frutta fresca è invece concessa tre volte a settimana.

Per sommi capi, ecco una ripartizione delle calorie giornaliere per una dieta chetogena nella fase intensiva: la percentuale dei carboidrati varia tra il 15 e il 20% circa delle calorie totali (20-50 g/die); le proteine sono da consumare in una percentuale corrispondente al 50% circa delle calorie totali (1,2-1,5 g/kg di peso ideale); infine, la percentuale dei grassi è pari a circa il 30% o più delle calorie totali (20-30 g/die).

Ma bisogna sapere che la dieta chetogenica non è adatta a tutti ma è indicata nei casi specifici di obesità grave; obesità lieve ma complicata (diabete tipo II, ipertensione, dislipidemie, OSAS, sindrome metabolica, artropatie severe); obesità severa con indicazione alla chirurgia barbarica (periodo pre-operatorio); pazienti in sovrappeso con indicazione a rapido dimagrimento per severe comorbidità; steatosi epatica non alcolica.

La dieta chetogena non può essere assolutamente seguita, ad esempio, nei casi particolari di: gravidanza ed allattamento; disturbi psichiatrici e comportamentali; abuso di alcol e sostanze stupefacenti; insufficienza epatica e renale; diabete di tipo I; infarto miocardico.

La dieta chetogena – se fatta bene e sotto la supervisione di un medico – può essere fonte di molti vantaggi. In particolare, ecco due dei principali benefici riscontrati: facilita la perdita di peso senza compromettere la massa muscolare; si ottengono risultati visibili in breve tempo.

Sebbene la dieta chetogena sia nota per le sue proprietà altamente dimagranti, ci sono molte controindicazioni ad essa associate dagli esperti. In particolare: innesca la chetosi che è considerata una condizione tossica per l’organismo. Questo perché lo smaltimento di corpi chetonici – al di sopra delle normali quantità – causa un affaticamento dei reni.

Mantenere lo stato di chetosi è difficoltoso ed è necessario fare molta attenzione ai cibi da ingerire. Anche l’assunzione di una sola caramella potrebbe comprometterne lo stato, spingendo l’organismo a trarre nuovamente energia dagli zuccheri disponibili; comporta il rischio di riprendere subito i chili persi.

 Al termine della dieta, infatti, è opportuno procedere con l’introduzione graduale dei cibi esclusi.

Inoltre, è possibile avvertire delle sensazioni di disagio quali nausea; riduzione dell’appetito; vertigini; mal di testa; stanchezza; difficoltà respiratorie; stitichezza; aumento della diuresi; sudore; alito acetosico (che si manifesta a causa dell’eliminazione dei chetoni a livello polmonare); irritabilità. Non è una dieta conducibile per lunghi periodi. Questo perché non è del tutto equilibrata e potrebbe limitare l’assorbimento di nutrienti importanti per la salute; può provocare ipoglicemia (rapido abbassamento della percentuale di glucosio presente nel sangue); ipercolesterolemia (eccesso di colesterolo nel sangue) ed, infine, può provocare ipotensione (pressione sanguigna particolarmente bassa).

Per concludere, il messaggio che voglio dare a chi vuole intraprendere questo percorso alimentare è sempre quello di rivolgersi a professionisti qualificati a prescrivere diete quali: medici nutrizionisti e biologi nutrizionisti, che abbiano esperienza e competenza acquisite con lo studio anche extra universitario, non affidatevi al primo che capita, ma soprattutto non azzardatevi a farlo da soli.

 Alla prossima.

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