Fra pochi giorni, il 22 giugno, saranno esattamente 37 anni che si continua a cercare la verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana scomparsa a Roma nel lontano 1983.
Con grande piacere, in questa intervista scritta, abbiamo avuto ospite, Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela. Pietro si sta battendo da sempre con tanta forza per arrivare a conoscere la verità sulle sorti della sorella e quindi riuscire in qualche modo a poterle dare giustizia.
Pietro, tu hai sempre sostenuto che Emanuela è stata un tassello in un sistema di ricatti che ha coinvolto lo Stato, la chiesa e la criminalità (banda della Magliana, mafia) e che l’ipotesi più probabile rimane quella dei tanti soldi che la mafia, tramite la banda della Magliana, in particolare Enrico De Pedis, fece transitare nelle casse dello IOR e in quelle del Banco Ambrosiano di Calvi. Soldi che Giovanni Paolo II utilizzò per la causa polacca di Solidarnosc. Emanuela, quindi, in quanto cittadina vaticana, servì proprio a fare pressioni in certi ambienti del Vaticano. Escludi del tutto allora altre ipotesi, come ad esempio la pista Agca o quella sessuale?
No, io non ho mai escluso nessuna ipotesi, anche se naturalmente alcune le ho considerate più possibili di altre. Quella economica che si riferisce ai soldi della mafia, che tramite la banda della Magliana o elementi legati ad essa, sono transitati in Vaticano e all’Ambrosiano di Calvi per poi essere utilizzati per la causa polacca, è una pista seguita in parte nell’ultima inchiesta per i tanti indizi che hanno avuto riscontri. Io purtroppo non riesco ad escludere nulla, in ogni pista seguita si è sempre presentata una parte di verità, anche se piccola, che non ci ha permesso di escluderla. Purtroppo allo stesso modo nessuna pista ha mai fornito una prova concreta che potesse escludere tutte le altre, in sostanza in tutte le piste seguite sono stati trovati riscontri importanti ma nessuna prova concreta e questo ha sempre generato confusione in tutti questi anni, anche da parte degli inquirenti. Basta fare una ricerca su internet e su Emanuela si trovano decine di verità diverse, esclusive su supertestimoni, Emanuela viva in tanti luoghi diversi, sposata, con figli, o morta in altrettanti luoghi, nei giorni subito successivi alla scomparsa o a distanza di anni, vittima di pedofili, satanisti e tutto quanto l’immaginazione può creare. Io quando mi riferisco ad un sistema e che Emanuela sia un piccolo tassello in un sistema di ricatti non posso non pensare, al di là del movente, ad un filo che lega la morte di papa Luciani, l’attentato a papa Giovanni Paolo II, la morte di Calvi, Emanuela. Forse il vero movente non è ancora emerso perché i tanti depistaggi, e ce ne sono stati tanti, sono riusciti in questi anni ad allontanare la verità e a confondere tutti, portando l’attenzione su una o l’altra pista. Io sinceramente non mi sento di escludere la pista estera, magari non riferita allo scambio con Agca, ma ad altro che non è mai emerso.

Secondo il tuo personale parere, Raoul Bonarelli, ex funzionario della vigilanza vaticana (in passato tirato in ballo in questa vicenda), conosce realmente informazioni utili al caso?
Non so se lui fosse effettivamente a conoscenza di quanto accadde, certo la conversazione intercettata tra lui e il suo superiore, avvenuta il giorno prima di essere ascoltato dagli inquirenti, fa pensare. Fa pensare soprattutto per un particolare, quando il suo superiore gli disse: “non dire che abbiamo indagato all’interno e che tutto è andato in Segreteria di Stato”, confermando l’esistenza di un fascicolo a seguito di indagini in Vaticano. La cosa anomala è che tuttora dopo quasi 37 anni il Vaticano continua a negare che furono fatte indagini interne e che non esistono documenti su Emanuela in Segreteria di Stato.
Sappiamo che hai tentato svariate volte di metterti in contatto, senza mai riuscirci, con il Cardinal Stanislaw Jan Dziwisz (segretario Papa Giovanni Paolo II) per scoprire se tra i documenti personali del Papa polacco ci fossero anche quelli riguardanti tua sorella. Ci riproverai? Cosa ritieni possa essere scritto su questi eventuali documenti?
Si, ho cercato quei documenti anche presso gli archivi polacchi, ho cercato di incontrare il Card. Dziwisz quando tornava dalla Polonia e andava alla residenza polacca di via Cassia ma non sono mai riuscito a parlare con lui, ogni volta che chiamavo, per un motivo o l’altro, o era fuori sede o in riunione o mi rispondevano “È appena ripartito”. Gli scrissi anche via mail ma non ricevetti alcuna risposta. Era importante incontrarlo per capire che fine avessero fatto alcuni documenti privati di Giovanni Paolo II, il quale aveva incaricato il cardinale di distruggerli, invece i responsabili dell’archivio polacco mi dissero che quei documenti li aveva portati con se in Polonia il cardinale. Certo non è detto che contenessero informazioni su Emanuela ma il comportamento adottato intorno a quei documenti ha sempre destato qualche sospetto.
Ritieni veritiero il fatto che Giulio Gangi (ex agente segreto) sia stato allontanato dal SISDE perché era giunto ad un punto cruciale delle indagini?
Non so se Giulio Gangi fosse stato allontanato dal SISDE perché giunto ad un punto cruciale, ma sinceramente non credo. Passai con lui molto tempo, dalla mattina alla sera, cercando e controllando tutte le BMW che corrispondevano alle descrizione dei testimoni e se fosse arrivato ad un punto cruciale me ne sarei accorto. Certo la sua voglia di capirne di più, era un giovane di poco più di 20 anni, l’aveva probabilmente portato a pestare i piedi di qualcuno anche al di là della questione di Emanuela.
Hai mai preso sul serio l’episodio avvenuto nei giardini vaticani pochi mesi prima della scomparsa di tua sorella in cui Emanuela diceva di essere stata infastidita da un ecclesiastico molto vicino a Wojtyla? Episodio raccontato proprio da Emanuela ad una sua amica.
Si, ho molto preso sul serio quell’episodio, non so se ci sia un legame tra quell’episodio e il rapimento, però non ho motivo di dubitare sulla genuinità dell’amica che me lo raccontò. In una situazione del genere è più probabile che Emanuela avesse esternato l’angoscia di quel momento, ad un’amica lontana dall’ambiente vaticano (era una compagna di scuola delle elementari con la quale aveva mantenuto rapporti di amicizia ma che non era legata al gruppo di amici di Emanuela del Vaticano).

Quali sono le prossime mosse che adotterete per continuare a cercare la verità dopo la recente archiviazione del Teutonico?
La recente archiviazione del Teutonico non chiude ovviamente il proseguimento delle nostre richieste inserite nella istanza presentata più di un anno fa, dove chiedevamo l’apertura di un’inchiesta interna sulla scomparsa di Emanuela e l’apertura di una tomba situata all’interno del cimitero rappresentava uno dei punti inseriti nell’istanza stessa. La questione legata alle tombe non si è comunque chiusa per quanto mi riguarda, troppi punti interrogativi che non hanno avuto risposte sulle modalità seguite dallo Stato Vaticano a seguito della nostra richiesta di poter ispezionare una tomba.
Oltre questo, naturalmente, noi continueremo a seguire le nostre indagini riservate nel verificare le diverse segnalazioni che continuamente mi arrivano sia forma anonima che in forma non anonima, perché io sono dell’idea che non posso trascurare nulla per non rimanere nel dubbio di non aver valutato una segnalazione.
Concludiamo con una curiosità sulle telecamere non funzionanti nei pressi del Senato il giorno della scomparsa di Emanuela. Hai mai pensato che quelle telecamere erano fuori uso perché rese tali proprio dai rapitori? O secondo te i rapitori potevano essere già a conoscenza del fatto che queste telecamere non fossero in funzione?
Per quanto riguarda le telecamere poste fuori dal Senato in Corso Rinascimento, certo più di una volta c’ho pensato sul perché quel giorno, come ci riferirono, non funzionavano o come disse qualcun altro, non erano in funzione. Resterà sempre un dubbio purtroppo, dobbiamo comunque pensare che ci trovavamo nel 1983 e parlando di telecamere di sorveglianza non possiamo paragonarle a quelle attuali che funzionano 24h e registrano per giorni. All’epoca funzionavano con le normali videocassette e magari non sempre venivano messe in funzione. Certo rimane sempre il dubbio che effettivamente quelle cassette possano aver registrato qualcosa quel giorno e siano state fatte sparire. Purtroppo in questa storia non sono mancate, cosa gravissima che meriterebbe l’apertura di un’inchiesta, manipolazioni su alcune prove da parte di organi dello Stato.
Nota alcentrodellanotizia.online: Ricordiamo che il 22 Giugno a Roma, in occasione dell’anniversario della scomparsa di Emanuela, in Piazza Sant’Apollinare ci sarà il sit-in in memoria della ragazza. Dalle 18 alle 20. Sit-in autorizzato dalla Questura. Sono stati chiesti ovviamente, comportamenti, relativi a mascherine e distanze, che le circostanze attuali impongono.
